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Ultimo atto

Forse Vittorio Meano non intuì che il vento stava girando, che le vele non spingevano più al largo, che bisognava dirigere la barra della barca verso il porto. O forse non capì che ormai egli era un sordo invitato a un concerto: inutile e ingombrante.

Perciò scattò la trappola. Avvalorano l'ipotesi alcuni indizi. Mai capitava che la mattina rincasasse presto dal cantiere: c'è stata una soffiata, allora. All'epoca i reporter raccontarono che dopo aver sparato, nell'ansia della fuga, Passera indossò i vestiti della vittima e il marito tradito lo beccò seminudo ma con una rivoltella in pugno: un agguato dunque. Mentre il killer è stato condannato a 17 anni di reclusione, la vedova, sebbene incriminata per favoreggiamento e complicità, venne prosciolta a condizione che ritornasse in Italia. E l'ingente patrimonio accumulato dal defunto finì solo parzialmente ai legittimi eredi. Inoltre, un fortuito (o provvidenziale?) incendio divorò i fascicoli giudiziari dell'indagine.

Fatto sta che Lisandro de la Torre, deputato paladino della lotta contro la corruzione e gli imbrogli della pubblica amministrazione, non cavò un ragno dal buco cercando di dimostrare che Meano fu eliminato per togliere ogni ostacolo agli intrighi del Palacio de Oro. Medesima sorte toccò alle inchieste parlamentari del 1907 e del 1914.

Sullo straordinario architetto fu calata una pesante pietra tombale: tutto messo talmente a tacere che oggi la quasi totalità degli argentini ignora chi sia l'artefice del Congresso e del Colón.