Trovati e pubblicati i disegni originali del Colón

Il dottor José Luis Minati dell’Associazione argentino-italiana Piemonte Onlus di Torino ha segnalato un articolo apparso sul quotidiano “La Nación” di Buenos Aires l’8 settembre 2016 che riferisce sul ritrovamento e sulla successiva pubblicazione in un libro dei disegni originali di Vittorio Meano inclusi nel progetto del Teatro Colón.

Il professore architetto Jorge Alberto Garrappa ha messo a disposizione del sito quattro fotomontaggi realizzati dal Gobierno de la Ciudad de Buenos Aires con la sovrapposizione di alcuni disegni di Meano alla corrispondente parte del Teatro.

Barbara Jurado: «È una proposta di lettura molto interessante»

Barbara Jurado, diciannovenne nata a Mar del Plata che ha acquisito la cittadinanza italiana ed è residente nel nostro Paese, ha voluto parlare di “C’era un italiano in Argentina…” su alcuni social che gestisce. In particolare, sulla pagina Facebook “Non lo so adesso - il titolo” e sulla piattaforma myageagain.tumblr.com ha postato il seguente messaggio, oltre a presentare l’opera attraverso il collegamento a questo sito.

«Vi segnalo l'esistenza di questo libro: C'era un italiano in Argentina... che parla dell'architetto piemontese Vittorio Meano, autore a Buenos Aires del Teatro Colón e del Palazzo del Congresso nonché a Montevideo del Palazzo legislativo. Fu un artista dall'enorme talento fin qui avvolto nel mistero, a cominciare dall'assassinio avvenuto all'apice della carriera, a soli 44 anni.

Mi sono sentita colpita dalla proposta di dare spazio a questa uscita principalmente per le mie origini e quindi potrebbe essere anche una valida scusa per informarmi meglio sulla storia argentina».

Riferisce Elisa Vidal

Grazie al contributo di “C’era un italiano in Argentina…” Vittorio Meano comincia a uscire timidamente dal limbo, anche nel Paese d’adozione. 
La signora Elisa Vidal, consigliere dell’Associazione argentino-italiana Piemonte Onlus di Torino, non ha fatto mistero dell’inaspettata gioia che l’ha colta nel leggere l’articolo di Agustina Mac Mullen pubblicato il 18 agosto 2014 da “La Nación”, uno dei principali quotidiani di Buenos Aires, nel quale «per la prima volta si fa conoscere l'autore del Palacio del Congreso e del Teatro Colón».
Elisa aggiunge queste parole nel messaggio di trasmissione della notizia: «Sorprendente...!!!!! En este artículo, en la última foto de plaza De los Dos Congresos, se nombra... finalmente a su creador...Vittorio Meano y se nombra también al teatro Colón. Fué una alegría, para mi, leer esto».

L'opera di Rinaldo

Rinaldo Taricco, componente del consiglio direttivo dell’Associazione argentino-italiana Piemonte Onlus di Torino, ha voluto omaggiare Vittorio Meano e il suo Palazzo del Congresso con un’artistica incisione eseguita sulla superficie di un’anguria. L’opera è stata esibita in occasione della ricorrenza, molto sentita dalla comunità argentina, della dichiarazione d’indipendenza con cui il Paese sudamericano ha sancito l’emancipazione dalla monarchia spagnola il 9 luglio 1816: il 9 luglio 2014 si è celebrato il 198° anniversario del fondamentale avvenimento della Nazione, durante il quale è stato presentato il libro “C’era un italiano in Argentina…” dando lo spazio adeguato all’importante contributo storico di Meano.

Tonino Abbate: «Accuratezza impeccabile e attenzione superba»

L’agente letterario Tonino Abbate ha destinato, nel corso di un carteggio intessuto con Hever Edizioni, belle parole di apprezzamento a “C’era un italiano in Argentina…” e ai suoi autori.
In particolare, dopo aver letto il libro su Vittorio Meano, asserisce preliminarmente che «in realtà, forse sarebbe stata apprezzata maggiormente da chi possiede una profonda conoscenza e un'innata passione per l'arte e l'architettura»; ma prosegue affermando che «al di là degli aspetti puramente tecnici, devo dire che l'opera è stata realizzata con un'accuratezza impeccabile e un'attenzione superba a tutti i particolari (e immagino non sia stato semplice, trattandosi di un personaggio che, per quanto straordinario, è incredibilmente caduto nel più totale dimenticatoio...), e mi ha permesso di venire a conoscenza di tante cose dell'arte e della cultura argentina che non pensavo potessero essere collegate all'Italia».
Un giudizio davvero lusinghiero, tanto più proveniente da uno stimato addetto ai lavori.